venerdì 11 marzo 2016

Chi non crede alla magia è destinato a non incontrarla mai

Roald Dahl con il figlio


Ieri, alla scuola primaria Masaccio, una maestra ha detto ai bambini che sembravo anch’io uscita dalla storia di un libro. Più tardi, un bambino alla Sante Tani: “Tu il GGG lo conosci benissimo! Sei sua moglie?”

Sono proprio contenta. Sta succedendo proprio quello che volevo. Incontro classi molto diverse tra loro e ogni bambino, del resto, è unico ed irripetibile, sia per il tipo di apprendimento che per le sue personali caratteristiche e per la sua storia sociale, culturale, affettiva.

Nel misterioso clima che avvolge il progetto di costruzione di un libro fatto a mano, per prima cosa mi pongo in ascolto, cercando di individuare queste differenze; poi svelo la ricetta segreta per realizzare il libro: i bambini saranno gli ingredienti. Inizia allora il mio lavoro di regia e con un mestolo cerco di amalgamare tutto. Soprattutto, regolo il fuoco, adattandomi allo scenario che ho di fronte con flessibilità e fiducia, per accompagnare la classe a raggiungere l’ambizioso obiettivo finale che, immancabilmente viene raggiunto. “Ecco, questa è una magia che siete riusciti a compiere voi" - dico allora ai bambini che guardano stupefatti la loro opera d’arte.

La magia accade perché la classe collabora, coopera: il disegno del singolo scompare e rimane il libro, che funziona solo come insieme, accogliendo, integrando e valorizzando le diversità di ciascuno.

Sì. Secondo me è una vera magia. Ma bisogna crederci, per vederla realizzata.

Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato un piccolo triangolo che sa fare solo tin tin o lo scacciapensieri che sa fare solo boing boing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile; che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome il piacere dell'armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica.



D. Pennac, Diario di scuola



Ilaria



(dedicato a K., che crede di non saper disegnare).

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