Roald Dahl con il figlio |
Ieri,
alla scuola primaria Masaccio, una maestra ha detto ai bambini che sembravo
anch’io uscita dalla storia di un libro. Più tardi, un bambino alla Sante Tani:
“Tu il GGG lo conosci benissimo! Sei sua moglie?”
Sono
proprio contenta. Sta succedendo proprio quello che volevo. Incontro classi
molto diverse tra loro e ogni bambino, del resto, è unico ed irripetibile, sia
per il tipo di apprendimento che per le sue personali caratteristiche e per la
sua storia sociale, culturale, affettiva.
Nel
misterioso clima che avvolge il progetto di costruzione di un libro fatto a
mano, per prima cosa mi pongo in ascolto, cercando di individuare queste
differenze; poi svelo la ricetta segreta per realizzare il libro: i bambini
saranno gli ingredienti. Inizia allora il mio lavoro di regia e con un mestolo
cerco di amalgamare tutto. Soprattutto, regolo il fuoco, adattandomi allo
scenario che ho di fronte con flessibilità e fiducia, per accompagnare la
classe a raggiungere l’ambizioso obiettivo finale che, immancabilmente viene
raggiunto. “Ecco, questa è una magia che siete riusciti a compiere voi" -
dico allora ai bambini che guardano stupefatti la loro opera d’arte.
La
magia accade perché la classe collabora, coopera: il disegno del singolo
scompare e rimane il libro, che funziona solo come insieme, accogliendo,
integrando e valorizzando le diversità di ciascuno.
Sì.
Secondo me è una vera magia. Ma bisogna crederci, per vederla realizzata.
Una
buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la
stessa sinfonia. E se hai ereditato un piccolo triangolo che sa fare solo tin
tin o lo scacciapensieri che sa fare solo boing boing, la cosa importante è che
lo facciano al momento giusto, il meglio possibile; che diventino un ottimo
triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che
il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome il piacere dell'armonia li
fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica,
forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa
musica.
D.
Pennac, Diario di scuola
Ilaria
(dedicato
a K., che crede di non saper disegnare).
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