Alla
lettera C della nostra mostra abbiamo scelto di raccontare l’amore di Roald
Dahl per il cioccolato, un amore che ha
radici lontane. In
Boy, la sua autobiografia, Dahl racconta diversi episodi che hanno per
protagonisti cioccolato e dolciumi.
Dai
7 ai 9 anni Dahl frequentò la scuola della Cattedrale di Llandaff e non vedeva
l’ora di uscire da scuola per passare del negozio di dolci assieme ai suoi
compagni. Stringhe di liquirizia, succhia sorbetto, frizza tonsille erano servite
dall’ orribile proprietaria, la signora
Pratchett, una sporcella disgustosa e per di più avara. Roald e i suoi amici per
vendicarsi architettarono il famoso complotto del topo. Infilarono dentro uno
dei barattoli di caramelle, un topo morto. La signora Pratchett si spaventò moltissimo. Andò a lamentarsi dal preside della scuola, Mister
Coombes, che per punire i bambini li prese a bacchettate nella schiena.
Quando
da più grande frequentò Repton, fece l’assaggiatore per la grande fabbrica di
cioccolato di Cadbury’s. In una scatola
di cartone grigio arrivavano 12 tavolette e Dahl e i suoi compagni dovevano
dare il loro giudizio sulle nuove creazioni della fabbrica.
Donald
Sturrock, nella biografia dedicata a Dahl, ci racconta che Dahl, concludeva le
cene a Gipsy House, offrendo ai suoi ospiti, Kit kat e Mars che custodiva in
una scatolina rossa di plastica.
Alla
sua passione dedicò un intero romanzo, La fabbrica di cioccolato che ha
contribuito a renderlo noto al grande pubblico.
Elena,
Anna, Barbara
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