lunedì 11 gennaio 2016

A ritrovar le storie


Oggi si è svolto il primo incontro di Diario di volo con le adolescenti di Casa Thevenin.
Ogni ragazza ha ricevuto un piccolo kit: una cartellina con un quaderno-diario, una piccola guida al nostro progetto ed una alla lettura e alla poetica di Dahl. 
Ritrovarsi è stato bello ed emozionante: abbiamo recuperato il filo del nostro racconto, interrotto molti mesi fa, e abbiamo fatto un nodo, segnando un altra tappa per noi.
A ritrovar le storie (A. Gozzi e M. Morini, illustrazioni di D. I. Murgia. Edizioni Corsare, 2014) è l’espediente che ho scelto per creare un’atmosfera suggestiva e introdurre il nostro nuovo percorso, dedicato all’autobiografia e quindi fatto di ricordi, storie, parole e immagini che parlino di noi.
Ecco dunque intorno al libro, nascere magicamente il luogo dello scambio, la nostra piazza, il nostro focolare. E nel cerchio, in mezzo a noi, quest’anno, c’è un nuovo ospite: Roald Dahl.
Per conoscerlo, per raccontarlo – e raccontare anche di noi – cominciamo con un gioco. E’ il gioco dell’oca che si trova in fondo all’albo illustrato, il labirinto che invita a continuare a narrare le storie: le proprie.
Un sassolino, un bottone, una moneta, una chiave: usiamo piccoli oggetti come pedine. Si tira il dado a turno e ci si sposta nelle caselle numerate che propongono temi che richiamano alla memoria ricordi, esperienze, emozioni.
Ad ogni casella toccata in sorte, ogni volta, il primo a parlare è Roald Dahl. Per ogni tema proposto dal gioco, lui ha qualcosa da narrare di sé, della sua infanzia e della sua prima giovinezza e lo fa attraverso gli avventurosi e movimentati episodi raccolti in Boy (ed. Salani). Li leggiamo ad alta voce e ascoltiamo, rapite. Poi tocca a noi, a raccontare.

È iniziato così, per le ragazze, un viaggio di autoformazione al fianco di Roald Dahl: un viaggio poetico, commovente, divertente, coraggioso e creativo.

Ognuna di loro si mette in gioco, ognuna di loro ha bisogno di raccontarsi: stanno crescendo, sta avvenendo la loro maturazione interiore. Forse sono pronte al gioco della vita, magari predisposte anche a provare ad affrontare e sconfiggere quel che le fa soffrire, magari anche a stare con gli altri e ad essere viste.

Quando ripensiamo a ciò che abbiamo vissuto, creiamo un altro da noi. Lo vediamo agire, sbagliare, amare, soffrire, godere, mentire, ammalarsi e gioire: ci sdoppiamo, ci bilochiamo, ci moltiplichiamo. Assistiamo allo spettacolo della nostra vita come spettatori: talora indulgenti, talaltra severi e carichi di sensi di colpa, oppure, sazi di quel poco che abbiamo cercato di vivere fino in fondo.
(D. Demetrio, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina ed., 1996).

Ilaria

Nessun commento:

Posta un commento