giovedì 21 gennaio 2016

Di nuovo sui banchi di scuola

Martedì pomeriggio eravamo nella scuola secondaria Severi di Arezzo per il primo incontro di “Scrivo di me”, un corso di aggiornamento sulla scrittura autobiografica, proposto dalla libreria nell’ambito del progetto dedicato a Roald Dahl. Il 23 febbraio le insegnanti incontreranno Silvia Vecchini, mentre la parte del corso curata dalla libreria ha riguardato la presentazione di una bibliografia sul tema.
Prezioso strumento per la nostra riflessione è stata la rivista Liber, nel cui numero Caro amico, mi scrivo, abbiamo rintracciato interventi critici molto centrati rispetto al percorso che volevamo proporre alle insegnanti. 
Nel suo intervento Caro diario, ti scrivo, Duccio Demetrio ci esorta a diventare “consulenti di scrittura” a percorrere strade meno battute e inconsuete per alimentare la passione autobiografica dei ragazzi, lasciando da parte remore e pregiudizi rispetto alle nuove forme di narrazione offerte dai social. Non accogliere la vitalità di queste nuove scritture equivarrebbe a sprecare un’occasione di entrare in connessione con l’immaginario giovanile.
Silvia Vecchini, scrittrice e poetessa, suggerirà alle insegnanti quali potrebbero essere le cornici entro cui strutturare laboratori di scrittura creativa in classe, noi abbiamo suggerito un percorso fra  diari, romanzi biografici ed autobiografici che possono aiutare i ragazzi e le ragazze ad avvicinarsi all’esperienza della narrazione si sé.
Dai diari di finzione opera di scrittori per ragazzi, come De Amicis, Vamba, Teresa Buongiorno, ai diari veri e propri, come quello di Anne Frank e di altri ragazzi che, ci dice Gabriela Zucchini, “di penna e coraggio armati”,  durante la seconda guerra mondial,e hanno messo su carta la loro storia. Ci auguriamo che sempre più ragazzi vadano a visitare l’Archivio del diario di Pieve Santo Stefano, a poco meno di un’ora da qua, dove potranno osservare dal vivo il diario/lenzuolo di Clelia Marchi e conoscere le altre vite di carta ospitate a Pieve.
Dai diari, siamo passati alla scrittura autobiografica e Roald Dahl ci ha, di nuovo,  ricondotto sui banchi di scuola, ed è proprio all’ esperienza drammatica e crudele vissuta in quegli anni che, secondo Antonio Faeti, dobbiamo ricondurre la poetica di Dahl, la sua diffidenza per il mondo degli adulti e la sua coerenza e sincerità profonda nel raccontare storie ai bambini.
Un libro abbiamo messo accanto a Boy, un’autobiografia di un altro grandissimo scrittore per ragazzi, Bernard Friot. Un altro me, pubblicato dalla casa editrice Topipittori (collana Gli anni in tasca), è un romanzo forte, dai toni cupi, una storia adolescenziale di solitudine, con un unico desiderio scomparire.  Ritorna l’esperienza del collegio, un mondo adulto distratto e distante, incapace di capire ed aiutare, e ritorna, soprattutto,  la consapevolezza che quegli anni hanno segnato il destino e il percorso di scrittore molto più di quello che si creda.
Autori come Dahl e Friot, grazie alla generosità del loro raccontarsi, ci fanno riflettere su quanto sia necessario, che gli adulti offrano ai ragazzi il racconto di sé bambini, mettendo a disposizione la traccia e la memoria di esperienze autentiche, specchi di carta in cui riflettersi ed indispensabili strumenti per crescere.

Elena, Anna, Barbara

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