Martedì
pomeriggio eravamo nella scuola secondaria Severi di Arezzo per il primo
incontro di “Scrivo di me”, un corso di
aggiornamento sulla scrittura autobiografica, proposto dalla libreria
nell’ambito del progetto dedicato a Roald Dahl. Il 23 febbraio le insegnanti
incontreranno Silvia Vecchini, mentre la parte del corso curata dalla libreria ha
riguardato la presentazione di una bibliografia sul tema.
Prezioso
strumento per la nostra riflessione è stata la rivista Liber, nel cui numero Caro amico, mi scrivo, abbiamo
rintracciato interventi critici molto centrati rispetto al percorso che
volevamo proporre alle insegnanti.
Nel
suo intervento Caro diario, ti scrivo,
Duccio Demetrio ci esorta a diventare “consulenti di scrittura” a percorrere
strade meno battute e inconsuete per alimentare la passione autobiografica dei
ragazzi, lasciando da parte remore e pregiudizi rispetto alle nuove forme di
narrazione offerte dai social. Non accogliere la vitalità di queste nuove
scritture equivarrebbe a sprecare un’occasione di entrare in connessione con
l’immaginario giovanile.
Silvia
Vecchini, scrittrice e poetessa, suggerirà alle insegnanti quali potrebbero
essere le cornici entro cui strutturare laboratori di scrittura creativa in
classe, noi abbiamo suggerito un percorso fra
diari, romanzi biografici ed autobiografici che possono aiutare i
ragazzi e le ragazze ad avvicinarsi all’esperienza della narrazione si sé.
Dai
diari di finzione opera di scrittori per ragazzi, come De Amicis, Vamba, Teresa
Buongiorno, ai diari veri e propri, come quello di Anne Frank e di altri
ragazzi che, ci dice Gabriela Zucchini, “di penna e coraggio armati”, durante la seconda guerra mondial,e hanno
messo su carta la loro storia. Ci auguriamo che sempre più ragazzi vadano a
visitare l’Archivio del diario di Pieve Santo Stefano, a poco meno di un’ora da
qua, dove potranno osservare dal vivo il diario/lenzuolo di Clelia Marchi e conoscere
le altre vite di carta ospitate a Pieve.
Dai
diari, siamo passati alla scrittura autobiografica e Roald Dahl ci ha, di
nuovo, ricondotto sui banchi di scuola,
ed è proprio all’ esperienza drammatica e crudele vissuta in quegli anni che,
secondo Antonio Faeti, dobbiamo ricondurre la poetica di Dahl, la sua
diffidenza per il mondo degli adulti e la sua coerenza e sincerità profonda nel
raccontare storie ai bambini.
Un
libro abbiamo messo accanto a Boy, un’autobiografia
di un altro grandissimo scrittore per ragazzi, Bernard Friot. Un altro me, pubblicato dalla casa
editrice Topipittori (collana Gli anni in
tasca), è un romanzo forte, dai toni cupi, una storia adolescenziale di
solitudine, con un unico desiderio scomparire. Ritorna l’esperienza del collegio, un mondo adulto
distratto e distante, incapace di capire ed aiutare, e ritorna, soprattutto, la consapevolezza che quegli anni hanno
segnato il destino e il percorso di scrittore molto più di quello che si creda.
Autori
come Dahl e Friot, grazie alla generosità del loro raccontarsi, ci fanno
riflettere su quanto sia necessario, che gli adulti offrano ai ragazzi il
racconto di sé bambini, mettendo a disposizione la traccia e la memoria di
esperienze autentiche, specchi di carta in cui riflettersi ed indispensabili
strumenti per crescere.
Elena,
Anna, Barbara
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