Matilde è un romanzo di Roald Dahl, uscito nel 1988, che ci racconta la storia di una bambina che ha imparato da sola a
leggere a tre anni e, a quattro anni e tre mesi, dopo aver esaurito la sezione
ragazzi della biblioteca pubblica, passa a Dickens e alla Austen, a Hemingway e
a Orwell. E tutto questo di nascosto dai genitori, i signori Dalverme, che
nemmeno la prendono in considerazione, impegnati come sono il padre a fare
soldi (disonestamente) con le auto usate, e la madre a giocare a bingo,
ingozzarsi di cibi precotti e guardare telenovelas. Quando va a scuola, Matilde
incontra una maestra tenera e sensibile, Betta Dolcemiele, ma entrambe devono
fare i conti con la direttrice dell’istituto, la signorina Spezzindue, che
solleva i bambini per le orecchie, afferra le bambine per le trecce e le
scaglia lontano (del resto era stata campionessa di lancio del martello), e per
punizione chiude gli alunni nello Strozzatoio. Grazie alla pazienza, alla forza
d’animo, e al potere misterioso che si sprigiona dai suoi occhi, Matilde
riuscirà a liberare la scuola dalla perfida Spezzindue, e a vivere felice con
la cara Betta Dolcemiele.
Come
nella maggior parte dei suoi libri, Roald Dahl, nel concepire i personaggi
della storia, traspose in maniera fantastica persone realmente esistite nella
realtà.
Per
il signor Dalverme si ispirò a Ginger Henderson, proprietario della stazione di
servizio di Old Amersham in Inghilterra, dove visse con la madre fra il 1948 e
il 1950. Ginger Henderson aveva già ispirato Dahl per il romanzo per adulti Fifty Thousand Frogskins in cui divenne
Gordon Hawes, un truffatore che ausculta le auto con lo stetoscopio e
benché non si fosse mai avvicinato ad
Eaton, indossava la vecchia cravatta della divisa della scuola per far colpo
sui clienti.
Per
la signora Spezzindue, invece, il modello fu la tremenda Sorvegliante della St.
Peter's School, che Roald frequentò fra i 9 e 13 anni.
E’
Antonio Faeti nel suo saggio I diamanti in cantina a sottolineare la grandissima
utilità pedagogica del romanzo, ponendo l’accento sulle ombre, che, nelle storie di Dahl, regolano le relazioni adulto/bambino. Riferendosi al rapporto fra
Matilde e Betta Dolcemiele, così scrive "mentre
nel crepuscolare e onirico Kenneth Grahame la divisione fra i bambini e i
grandi, gli "Olimpii" è
insanabile e non può subire eccezioni, in Dahl, nel tremendo Dahl, nel
furibondo Dahl, si hanno invece questi generosi armistizi, questi trattati di
pace, queste serene alleanze. (......) Dahl va a prendere i suoi bambini in
mezzo alle lordure, alle miserie, ai conflitti, alle nefandezze, quindi non
tace, non occulta, non censura; però
consente anche di pervenire ad un miglioramento significativo, non si
nega al mutamento ed alla speranza."
Gli
spunti di lavoro per le maestre sono moltissimi: in contrapposizione ai signori
Dalverme, si potrebbe parlare dei valori positivi della famiglia, si potrebbe
discutere con i bambini del ruolo della televisione nella vita odierna e del
posto che potrebbe rivestire altresì la letteratura. Ma la riflessione che troviamo più urgente ed
attuale è quella che riguarda il rapporto dei bambini con la scuola. Betta
Dolcemiele è un modello di insegnante comprensiva, che sa ascoltare e
valorizzare i talenti dei propri alunni. Si potrebbe chiedere ai bambini come
si sentono nel contesto scolastico, che percezione hanno del "clima di classe" che regola le relazioni con gli insegnati e con i
propri compagni.
La
riflessione potrebbe proseguire con la lettura di altri testi, come Ascolta il mio cuore di Bianca Pitzorno,
già apparentato a Matilde dal professor Faeti.
Ci
permettiamo di mettere un altro libro accanto a Matilde, un albo illustrato di
Chiara Carrer, Come funziona la maestra, che il 25 gennaio utilizzeremo
come spunto per lavorare con un gruppo di bambini che frequentano l’ultimo anno
della scuola dell’infanzia, per condividere aspettative e proiezioni sull’anno
scolastico che verrà.
Elena, Anna, Barbara
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