Qualche giorno
fa abbiamo conosciuto una nuova imprenditrice per la nostra galleria Ad occhi aperti: Franca Rizzo
ha 57 anni, è madre di due figli ormai grandi ed è un’imprenditrice: si
definisce soddisfatta e fortunata, perché fa un lavoro che le piace. Ha fatto
qualche piccolo sacrificio ma, complessivamente, senza rinunce eccessive. Immedia è l’agenzia di comunicazione di cui è
titolare: un’impresa dai mercati ampi, con un team, tra soci e creativi, di 16
professionisti che lavorano condividendo saperi, competenze e qualità
umane in uno spazio dinamico, accogliente, dal sapore internazionale.
Nata in
Calabria, da piccola Franca sogna di poter essere libera da quella cultura che
chiude le donne del sud tra le pareti domestiche: vuole semplicemente andare
via, studiare e costruire per sé un futuro più ricco e articolato di quello a
cui le donne meridionali sembrano destinate.
Poi la famiglia
si trasferisce ad Arezzo: Franca ha 14 anni, va a scuola proprio come voleva e,
dopo essersi diplomata, inizia a lavorare come ragioniera, con un posto a tempo
indeterminato.
Un giorno,
nell’agenzia di comunicazione in cui lavora occupandosi di conti e buste paghe,
stanno cercando uno slogan. Succede che a Franca, che lavora con i numeri ma
ama di più le parole, vengono in mente quelle giuste. Le dicono che ha talento:
lei ha 21 anni, è ancora giovane e capisce che nella sua vita qualcosa deve
cambiare. Decide di darsi una possibilità, di studiare e ascoltare il cuore:
vuole lavorare nel mondo della comunicazione. Con un po’ di coraggio e molto
sostegno da parte di chi ha intorno, inizia una nuova fase della sua vita:
lascia un lavoro sicuro per realizzare nuovi sogni.
È il 1981 ed è
così che nasce Immedia, la sua agenzia di comunicazione.
Franca ci spiega
che sicuramente i tempi erano diversi allora, che era un po’ più semplice, ma
che i giovani oggi non devono scoraggiarsi: il carattere, le capacità personali
e una formazione importante possono aiutarli a raggiungere le loro aspirazioni.
"Seguire la propria strada è giusto, la passione - spiega - va coltivata:
l’importante è mantenere i piedi per terra e, soprattutto oggi, essere
concreti".
La formazione è
la chiave per affrontare il futuro professionale e le sue sfide, il motore che
consente di attuare il cambiamento.
È anche per
questo che Franca crede fortemente nel valore di Ife, il Comitato per
l’Imprenditoria Femminile della camera di Commercio di Arezzo, del quale fa
parte: le progettualità che nascono e si sviluppano all’interno del comitato si
rivolgono agli studenti e forniscono loro la possibilità di acquisire conoscenze
ed esperienze che sono il primo supporto concreto per ipotizzare una carriera
di imprenditore o imprenditrice.
L’incontro con
Franca ci offre la possibilità di ricordare Bruno Munari, uno dei padri della
grafica italiana, che fece della curiosità, della creatività e della
sperimentazione il centro della sua vita e della sua arte e che con il suo
metodo ispira anche i miei atelier.
Dalla fine degli
anni Venti, Munari futurista si dedica alla grafica e alla pubblicità. Vale la
pena qui ricordare le tavole che nel 1932 realizza per Il Cantastorie Campari,
un’originale edizione pubblicitaria che raccoglie “27 figurazioni grafiche” per
accompagnare poesie d’amore di Renato Simoni.
Scrive a un
amico:
Ecco: io ho fatto per Campari un
importante lavoro e cioè una trentina di illustrazioni a colori futuriste per
una sua ricca raccolta di poesie, più che illustrazioni sono interpretazioni,
sugli amori, stampato alla cinese (doppia pagina) e rilegato con lo
“spirablock” - te ne farò avere una copia purché tu voglia scrivere a CAMPARI –
via manzoni 19 – milano – dicendo (cioè scrivendo) spett. ecc. ...ho visto il
vostro ricco volume illustrato dal pittore Munari, sono un consumatore di
campari.... desidererei averne una copia ….ecc. (il volume si chiama “il
cantastorie di campari”) e ti verrà spedito ed offerto gratuitamente e sarà una
cosa che ti farà piacere.
Scrivimi in merito e frattanto accetta
cinquemila applausi.
Bruno Munari
Pubblicitario,
designer, pittore, grafico, illustratore, editore e pedagogista, usa la sua
poetica in tantissimi ambiti della comunicazione, cercando sempre di esprimere
“quello che gli altri non vedono, ad esempio un arcobaleno di profilo”.
Munari è
convinto che comunicazione e progettazione, ma anche creatività e arte, debbano
avere una base concreta. Il suo spirito di progettazione si caratterizza per la
ricerca di soluzioni semplici attraverso attività di sperimentazione,
approfondimento, ampliamento delle proprie possibilità, sviluppo dei propri
orizzonti e utilizzo delle proprie conoscenze. Per conoscere questo approccio
si possono leggere, tutti editi da Laterza, Arte
come mestiere (1966); Design e comunicazione visiva (1968); Fantasia (1977), Da cosa nasce cosa (1981).
I bambini sono stati sempre i suoi
destinatari prediletti e a loro si è rivolto con leggerezza e intelligenza
proponendo libri, libri-oggetto e giochi-per-pensare, incitandoli a usare
curiosità, fantasia e cultura. La produzione di Munari dedicata ai più piccoli
è enorme: invita a leggere, scrivere, disegnare, giocare, inventare.
Al centro della sua produzione per
l’infanzia c’è il libro: opera d’arte, oggetto, gioco, sperimentazione,
strumento privilegiato di comunicazione, di trasmissione di pensieri e, allo
stesso tempo, magico alimentatore, perché fa nascere nuove idee in chi sfoglia
le sue pagine.Negli anni Quaranta e poi negli anni Cinquanta, Munari lavora
incessantemente a progetti audaci, che danno centralità all’immagine e
all’invenzione grafica. Buchi, finestre e alette consentono ai bambini di
esplorare la pagina e scoprire sorprese (Mai contenti, L’uomo del camion, Toc
toc, Storie di tre uccellini e tutti i titoli della collana Mondadori I libri
di Munari); varianti di libri e giochi invitano a imparare le lettere
dell’alfabeto giocando (Abecedario, Alfabetiere, ABC con fantasia), carte e materiali
differenti propongono esperienze sensoriali nuove (Nella notte buia, Nella
nebbia di Milano), pagine illustrate e non rilegate, da sovrapporre, ispirano
l’invenzione di storie personalizzate (Guardiamoci negli occhi, Tantagente, La
favola delle favole).
Tutto è libro. Anche le istruzioni per
l’uso e la pubblicità. Nel 1949 Munari progetta per Pirelli Meo, il gatto
matto, un pupazzo realizzato in gommapiuma che - come poi Scimmietta Zizi nel
1953 - può assumere posizioni diverse grazie all’ossatura in fil di ferro
contenuta all’interno. Il personaggio ispira una storia da racchiudere
immancabilmente in un amabile libretto di 6,5 x 4,5 centimetri, che ha vita
propria e che conquista quanto il giocattolo.
Nel 1972 cura
per Einaudi la collana Tantibambini:
libri con formato quadrato che raccontano storie brevi, con illustrazioni dai
colori vivaci e prezzi davvero accessibili per raggiungere un ampio pubblico di
lettori.
Il formato
quadrato è il suo preferito ed è quello che sceglierà anche per i Prelibri del 1979: una collezione di dodici
piccoli libri realizzati con materiali diversi - dalla carta alla stoffa, dalla
plastica alla spugna - senza testo, pensati per bambini non sanno ancora
leggere.
La maggior parte
dei libri in commercio di Munari e su Munari si trovano nel catalogo Corraini,
che con questo autore collaborò per molti anni, legati dall’idea dell’editoria
quale officina creativa e che dunque, oggi, ne salvaguarda e tramanda la
pregiata eredità pedagogica e poetica.
Ilaria
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