Nel percorso
autobiografico è imprescindibile toccare il tema della famiglia: che sia
presente o meno, che sia amorevole, manchevole, accogliente o oppressiva, è
necessario dedicare almeno un breve capitolo alla relazione con i genitori e i
familiari.
Mi piacerebbe ricostruire
alberi genealogici che raccolgano ritratti, storie e aneddoti familiari, ma
temo che per le ragazze di casa Thevenin possa essere troppo faticoso e
doloroso. Mi serve, penso, un approccio al tema meno diretto, meno formale.
Mi viene in
mente che nella nostra società la famiglia è un concetto fluido, che le
relazioni familiari sono ricche di bisogni, desideri, antinomie e
contraddizioni, che cambiano continuamente e che gli individui sviluppano
strategie di adattamento per individuare e mantenere dei punti di riferimento.
Considero i libri per bambini e ragazzi che raccontano la famiglia: pagine
dense di adulti, bambini, animali antropomorfi, gruppi di individui di tanti
tipi che scelgono di vivere insieme e in cui ogni lettore possa riconoscersi.
Penso, allora,
che invece di un albero genealogico potremmo realizzare una galleria di legami,
applicando ed estendendo il concetto di famiglia allargata, ricostruita e dando
alle ragazze la possibilità di scegliere chi includere, di ritrarre solo chi vogliono,
comprendendo anche mentori e figure fatali, portate dal destino.
Le ragazze,
però, potrebbero voler includere figure negative o figure vuote, perché anche
quelle, per quanto dolorose, possono aver insegnato loro qualcosa. Mi serve
un’idea che consenta di ritrarre queste persone, una specie di mezzo di
trasporto che trasferisca significati e faciliti la narrazione.
In mio soccorso
arriva Laurent Moreau con il suo straordinario La mia famiglia selvaggia (Orecchio Acerbo, 2014): giocando
sulla somiglianza di carattere tra esseri umani e animali, l’autrice individua,
illustra e descrive con precisione vizi e virtù dei familiari.
La mamma, per
esempio, “è la più grande e la più bella. Un po’ timida, non le piace farsi
notare”.
Il
papà: "estremamente peloso, a volte può essere feroce. Tranne durante le
vacanze, quando si distende veramente".
Ironico e
leggero, l’albo omaggia la straordinaria unicità dei familiari della protagonista,
che pone se setssa a chiudere la galleria, non prima di aver inserito due
figure fatali, elette a componenti preziose della sua superficie di relazioni:
l’amica del cuore e l’innamorato.
Questi animali
selvaggi in contesti quotidiani mi fanno tornare in mente anche Diritto alla famiglia (in Rime
Raminghe, Salani, 2013), una bella poesia di Bruno Tognolini:
Se foste
uccelli, amerei le vostre ali
Se foste cervi
coi musi giocherei
Dite che gli
uomini non sono tutti uguali
È proprio vero,
perché voi siete i miei
E non m'importa
se siete dieci o tre
Se siete ricchi
o furbi o neri o strani
Quello che conta
è che siete qui per me
E che
svegliandomi, vi trovo anche domani.
Ecco, abbiamo
percorso questa strada, quella di trovare indubbie analogie tra gli animali e
una serie di persone con cui abbiamo dei legami significativi, narrando storie
che si intrecciano alle nostre ma generando originali nuove trame.
La scelta
suggerita da Laurent Moreau, nella sua semplicità, consente di raccontare la
realtà, di comunicare senza negazioni, senza tabù, filtrando disagi.
L’approccio che abbiamo usato offre la possibilità di descrivere le relazioni
scegliendo attentamente parole e aggettivi, ma autorizza anche a metterle in
discussione e a smentirne la stabilità. Ci vogliono due incontri, per riuscire
a realizzare alcune gallerie tascabili complete: per qualche ragazza è
estremamente faticoso. Però, dove possibile, emergono riflessioni assai
profonde e sbocciano contenuti poetici che raccontano i nostri rapporti, la
loro fragilità, il loro mutare nel tempo, la nostra percezione del mondo, la
morte.
Ilaria
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