Questa
settimana, alla scuola “Francesco Severi”, abbiamo iniziato il progetto lettura che
realizziamo, oramai da tre anni, nelle scuole secondarie di primo grado.
Lavoriamo su una bibliografia di 10 titoli di generi e difficoltà di lettura
differenti, coinvolgendo ragazzi e ragazze dagli 11 ai 14 anni, dalla prima
alla terza.
Il
progetto consiste in un torneo in cui diverse classi/squadre si sfidano in una
serie di prove che riguardano i libri che hanno letto e i relativi autori. Il
tutto si concluderà a Maggio quando gli studenti incontreranno alcuni degli
scrittori dei libri scelti.
Boy
di Roald Dahl è tra i 10 libri proposti, naturalmente nella categoria romanzo
autobiografico. Il libro è stato apprezzato e letto con molta attenzione, i
ragazzi rispondono con prontezza e sicurezza alle domande che abbiamo proposto,
domande che riguardano la vita familiare dello scrittore, come ad esempio:
Il
papà di Roald Dahl, Harald, fece fortuna in Francia, come?
Come
si chiama la compagnia per cui Roald Dahl andò a lavorare in Africa?
Olivia,
la figlia di Roald Dahl, muore quando aveva appena 7 anni, come mai?
I
ragazzi rispondono e la correzione delle prove diventa pretesto per
approfondire la vita dello scrittore, ad esempio raccontando ai ragazzi della
foto che ritrae Dahl assieme ai suoi
figli attorno alla tomba della piccola Olivia.
Le
difficoltà aumentano e leggiamo ad alta voce frasi pronunciate dai personaggi incontrati
fra le pagine, i ragazzi devono provare ad individuare chi è il personaggio in
questione.
“Ho
capito una cosa dell’Inghilterra, è un paese dove gli uomini adorano indossare
uniformi ed abiti eccentrici”.
E'
Sophie Magdalene, la mamma di Roald Dahl, a pronunciare questa frase. Cogliamo
di nuovo l'occasione per raccontare ai ragazzi la tempra di questa donna che,
rimasta sola, si fece carico della sua famiglia con grande coraggio.
L'educazione anticonvenzionale di matrice nordica che impartì ai figli,
influenzò profondamente Dahl, che in Boy la ricorda guidare una barchetta
sgangherata attraverso i fiordi norvegesi con a bordo i suoi bambini, incurante
dei pericoli.
È
poi la volta di completare un brano a cui abbiamo sottratto delle parole
chiave.
“Ho
frequentato per un anno intero Villa Olmo, ma non riesco neppure a ricordarmi
come era la mia aula, né i volti della signorina Corfield o della signorina
Tucker, anche se son sicuro erano dolci e sorridenti. Ho solo una confusa
memoria di me seduto sugli scalini che cerco invano di allacciarmi le stringhe
delle scarpe…e questo è quanto mi resta di quei tempi lontani.
D’altra
parte ricordo chiaramente il tragitto da casa a scuola e viceversa, perché era
terribilmente eccitante. Le cose terribilmente eccitanti sono forse le uniche
che interessano veramente un bambino di sei anni e che gli rimangono fortemente
impresse. Nel mio caso, il mio entusiasmo aveva per oggetto il mio nuovo
triciclo”.
E
scopriamo che la lettura di Boy potrebbe stimolare riflessioni anche alle
maestre della scuola dell’infanzia.
Suggeriamo,
inoltre, connessioni fra i libri e gli autori "in gara". Come tra
Roald Dahl e David Walliams. Oppure tra Nelle terre selvagge di Gary Paulsen e
In solitario. Diario di volo, la seconda parte dell'autobiografia di Dahl.
Insomma
cerchiamo di generare curiosità, di far sì che i libri diventino dei mediatori di relazione.
Torniamo
a casa contente perché in questi giorni i libri sono al centro dei pensieri dei
ragazzi, ci si prepara con grande impegno alle semifinali, leggendo altri titoli
della lista, approfondendo le biografie
degli autori, organizzandosi al meglio nel lavoro. Si parla di andare in gita
alla fiera del libro di Bologna, di organizzare i contributi di tutte le classi
alla finale del 30 marzo, insomma si costruiscono i cittadini di domani,
prendendosi cura del loro presente.
Tutto ciò avviene in una scuola in cui
professoresse "illuminate" mettono a disposizione le loro competenze,
collaborano con disponibilità con la libreria affinché il progetto venga
valorizzato e diventi un esperienza davvero significativa per i ragazzi. E
quello che mi entusiasma è che alla base di tutto ciò c'è un grande rispetto
per i propri alunni e per il progetto, la consapevolezza, da parte di tutti, che stiamo
facendo, insieme, qualcosa di davvero importante!!!
Elena,
Anna, Barbara
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