lunedì 30 novembre 2015

Fiabe perverse



In questi giorni siamo state impegnate nella preparazione di un percorso formativo sul fiabesco rivolto alle maestre della scuola dell’infanzia. Abbiamo preparato un’articolata bibliografia utile a ricostruire la fortuna della fiaba in Italia, dagli anni ’50 fino alle sperimentazioni odierne. A guidarci nel bosco del fiabesco Calvino, Munari, Rodari, ma anche Philipe Corentin, Chiara Carrer, Mario Ramos, Fabian Negrin, Icinori ed Anthony Browne, solo per citarne alcuni. Naturalmente in questo percorso non poteva mancare Versi Perversi  di Roald Dahl, illustrato da Quentin Blake e tradotto in Italiano da Roberto Piumini.  Il grande gigante gentile intende metterci in guardia dalle storie a lieto fine, pensate per imbrogliare i lettori bambini e vuole rivelarci come sono andate veramente le cose.  Scopriamo così che il principe di Cenerentola, inorridito dalla prospettiva di dover sposare la verrucosa sorella della povera Cenerentola, decide di sbarazzarsene, tagliandole la testa. 
Il finale sovverte, inoltre, lo schema tradizionale: vivranno tutti felici e contenti, è vero, ma la nostra Cenerentola sposerà un bravo ragazzo, un boscaiolo specializzato in confetture.

Andando avanti, incontriamo i 7 nani che non sono dei lavoratori indefessi come quelli che conosciamo tutti, bensì degli accaniti giocatori d’azzardo. Biancaneve utilizzerà lo specchio magico per avere anticipazioni sui risultati delle corse dei cavalli, ottenendo lauti guadagni per i suoi amici.
Il lupo di Cappuccetto farà una brutta fine, ucciso da un colpo di pistola sferragliato senza pietà dalla bambina che incontriamo, poi, in giro per il bosco avvolta in una bella pelliccia lupesca.  
Ed è sempre Cappuccetto a venire in aiuto al terzo dei tre porcellini. Di nuovo tira fuori dalle mutande la sua pistola e bang, fa secco il lupo!!! Peccato che poi faccia fuori anche l’ingenuo porcellino ed alla fine “Cappuccetto ha due pellicce”, ma guarda caso ha anche “un’originale borsa da viaggio in pelle di maiale”.
Insomma Dahl aggiunge alle fiabe tradizionali umorismo, colpi di scena e quel po’ di crudeltà, che tanto diverte i bambini e a giudicare dalle risate delle maestre  che oggi erano in libreria, anche gli adulti.

Elena, Anna, Barbara


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