mercoledì 17 febbraio 2016

Libri al centro



Questa settimana, alla scuola “Francesco Severi”,  abbiamo iniziato il progetto lettura che realizziamo, oramai da tre anni, nelle scuole secondarie di primo grado. Lavoriamo su una bibliografia di 10 titoli di generi e difficoltà di lettura differenti, coinvolgendo ragazzi e ragazze dagli 11 ai 14 anni, dalla prima alla terza.
Il progetto consiste in un torneo in cui diverse classi/squadre si sfidano in una serie di prove che riguardano i libri che hanno letto e i relativi autori. Il tutto si concluderà a Maggio quando gli studenti incontreranno alcuni degli scrittori dei libri scelti.
Boy di Roald Dahl è tra i 10 libri proposti, naturalmente nella categoria romanzo autobiografico. Il libro è stato apprezzato e letto con molta attenzione, i ragazzi rispondono con prontezza e sicurezza alle domande che abbiamo proposto, domande che riguardano la vita familiare dello scrittore, come ad esempio:

Il papà di Roald Dahl, Harald, fece fortuna in Francia, come?
Come si chiama la compagnia per cui Roald Dahl andò a lavorare in Africa?
Olivia, la figlia di Roald Dahl, muore quando aveva appena 7 anni, come mai?

I ragazzi rispondono e la correzione delle prove diventa pretesto per approfondire la vita dello scrittore, ad esempio raccontando ai ragazzi della foto che ritrae Dahl  assieme ai suoi figli attorno alla tomba della piccola Olivia.
Le difficoltà aumentano e leggiamo ad alta voce frasi pronunciate dai personaggi incontrati fra le pagine, i ragazzi devono provare ad individuare chi è il personaggio in questione.

“Ho capito una cosa dell’Inghilterra, è un paese dove gli uomini adorano indossare uniformi ed abiti eccentrici”.

E' Sophie Magdalene, la mamma di Roald Dahl, a pronunciare questa frase. Cogliamo di nuovo l'occasione per raccontare ai ragazzi la tempra di questa donna che, rimasta sola, si fece carico della sua famiglia con grande coraggio. L'educazione anticonvenzionale di matrice nordica che impartì ai figli, influenzò profondamente Dahl, che in Boy la ricorda guidare una barchetta sgangherata attraverso i fiordi norvegesi con a bordo i suoi bambini, incurante dei pericoli.
È poi la volta di completare un brano a cui abbiamo sottratto delle parole chiave.

“Ho frequentato per un anno intero Villa Olmo, ma non riesco neppure a ricordarmi come era la mia aula, né i volti della signorina Corfield o della signorina Tucker, anche se son sicuro erano dolci e sorridenti. Ho solo una confusa memoria di me seduto sugli scalini che cerco invano di allacciarmi le stringhe delle scarpe…e questo è quanto mi resta di quei tempi lontani.
D’altra parte ricordo chiaramente il tragitto da casa a scuola e viceversa, perché era terribilmente eccitante. Le cose terribilmente eccitanti sono forse le uniche che interessano veramente un bambino di sei anni e che gli rimangono fortemente impresse. Nel mio caso, il mio entusiasmo aveva per oggetto il mio nuovo triciclo”.

E scopriamo che la lettura di Boy potrebbe stimolare riflessioni anche alle maestre della scuola dell’infanzia.
Suggeriamo, inoltre, connessioni fra i libri e gli autori "in gara". Come tra Roald Dahl e David Walliams. Oppure tra Nelle terre selvagge di Gary Paulsen e In solitario. Diario di volo, la seconda parte dell'autobiografia di Dahl.


Insomma cerchiamo di generare curiosità, di far sì che i libri diventino dei mediatori di relazione.
Torniamo a casa contente perché in questi giorni i libri sono al centro dei pensieri dei ragazzi, ci si prepara con grande impegno alle semifinali, leggendo altri titoli della lista, approfondendo le biografie degli autori, organizzandosi al meglio nel lavoro. Si parla di andare in gita alla fiera del libro di Bologna, di organizzare i contributi di tutte le classi alla finale del 30 marzo, insomma si costruiscono i cittadini di domani, prendendosi cura del loro presente. 

Tutto ciò avviene in una scuola in cui professoresse "illuminate" mettono a disposizione le loro competenze, collaborano con disponibilità con la libreria affinché il progetto venga valorizzato e diventi un esperienza davvero significativa per i ragazzi. E quello che mi entusiasma è che alla base di tutto ciò c'è un grande rispetto per i propri alunni e per il progetto, la  consapevolezza, da parte di tutti, che stiamo facendo, insieme, qualcosa di davvero importante!!!

Elena, Anna, Barbara

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