mercoledì 17 febbraio 2016

Radici e ali: l'azienda di un grande gigante gentile

Stamani, per il nostro ciclo di interviste Ad occhi aperti, siamo andati a Ortignano Raggiolo, un piccolo comune immerso nelle mille tonalità di verde della valle del Casentino. Qui ha la sua sede Miniconf, azienda di abbigliamento per l’infanzia fondata da Giovanni Basagni e conosciuta sia a livello nazionale che internazionale per i suoi tre marchi: Sarabandadodipetto e iDO.


Giovanni nasce a Bibbiena nel 1947: è un bambino introverso ma dotato di grandi doti relazionali. Diversamente dai compagni non ama praticare sport, ma è un grande organizzatore di tornei di tennis e di momenti di incontro e socializzazione in oratorio.
A 18 anni, per un forte senso del dovere e per portare il suo contributo in famiglia, inizia a lavorare senza entusiasmo ma con impegno come tecnico di produzione in una ditta che produce pigiami: ogni mattina, compreso il sabato e a volte la domenica, prende il treno del Casentino che lo porta in azienda ad Arezzo. Verso i 21 anni gli viene affidato un incarico dirigenziale in una ditta in Casentino. Giovanni torna nella sua valle, fa esperienza, ma non è contento.  E’ il 1973 quando decide di licenziarsi e di usare la liquidazione di un milione e mezzo di vecchie lire per realizzare qualcosa di suo. E’ il caso che lo porta a produrre abbigliamento per bambini, un’occasione fortuita: trentamila camicie a 1000 lire.
I capi Miniconf sono belli e di qualità, comodi, pratici e soprattutto sicuri: l’azienda investe moltissimo nei test di sicurezza chimica e meccanica e si impegna a rispettare e far rispettare a tutti coloro che sono coinvolti nella produzione i processi e gli standard etici e sociali presenti nel proprio codice di condotta. 
Ci sono valori, ci spiega Giovanni, che durano nel tempo e non passano mai di moda.
Fermamente persuaso a salvaguardare il patrimonio del territorio casentinese, ha scelto per la sua azienda una filosofia attenta sia ai piccoli clienti che al tessuto sociale e all’ambiente. Ha dato vita e sostenuto numerosi progetti dedicati al benessere dei più piccoli, con un impegno che non sia soltanto filantropico ma che renda l’azienda un soggetto attivo nel promuovere la centralità del benessere del bambino e nel sensibilizzare la società a una serie di problematiche che riguardano l’infanzia.
Giovanni, tra le molte cose che ci ha raccontato, ci ha regalato una storia. C’era una scuola, una volta, a San Piero in Frassino, lì, nei pressi di Ortignano. Frequentata per un terzo anche da figli di dipendenti dell’azienda, nel 2004 stava per chiudere per mancanza di alunni: il sindaco di allora, insieme a Giovanni, decise di salvare la scuola. Miniconf sostenne i costi che consentirono di comporre una pluriclasse aperta anche nel pomeriggio: un luogo accogliente, di aggregazione e innovazione, dove i bambini del territorio non fossero semplicemente parcheggiati ma potessero usufruire di attività ed esperienze davvero formative e dove, grazie al tempo integrato, fossero fornite risposte specifiche anche alla questione della conciliazione vita-lavoro delle famiglie.
Qualche anno dopo, nel 2010, Miniconf sostenne anche, la nascita dell’asilo nido “Il Magico Boschetto”, che andando ad aggiungersi a scuola dell’infanzia e scuola primaria, oggi ha dato vita al Polo Scolastico Educativo “Valle del Teggina”.
Oltre a questo, Miniconf si prende cura dei bambini che arrivano all’ospedale pediatrico Meyer fornendo loro gratuitamente dei kit di prima accoglienza con pigiamino, ciabattine, pettine, spazzolino e dentifricio, alla recentissima ufficializzazione, durante Pitti Bimbo, dell’adesione al progetto Gold for Kids della Fondazione Umberto Veronesi.


Giovanni ha a cuore i sogni dei bambini: ai loro sogni e ai loro bisogni si ispira ogni giorno, prendendosi cura del loro quotidiano e del loro futuro con una speciale cultura aziendale che rispetta le tradizioni ma che vola con grandi ali.  E’ un uomo generoso, Giovanni. E alto alto. Ha gambe lunghissime. Guardandolo non si può non pensare al Grande Gigante Gentile di Roald Dahl. 


Dotato di una lingua tutta sua, Il GGG è il romanzo di Dahl che preferisco: è l’emblema del meraviglioso. Racconta la storia dell’amicizia tra Sofia, una piccola orfana, e un gigante buono che va pazzo per i cetrionzoli e lo sciroppio e che acchiappa sogni con un retino per conservarli in barattoli di vetro per poi soffiarli, di notte, nelle orecchie dei bambini addormentati. 
Sofia scopre però che questo poetico e strampalato gigante è un'eccezione tra i suoi simili: l'Inghiotticicciaviva, il San Guinario, il Trita-bimbo o il Ciuccia-budella sono tutti terribili divoratori di popolli, cioè di esseri umani. Ne ingollano anche due o tre alla volta, come se fossero zollette di zucchero.
Il gigante e la bambina si alleano e mettono a puntino un piano strepitoso, che coinvolge persino la regina d’Inghilterra e che libererà il mondo da giganti cattivi.
È una storia ricca che, come tutte quelle nate dalla geniale penna di Dahl, fa ridere, sognare, a tratti un po’ spaventare e, soprattutto, dona delicate carezze. 
Il GGG è un inno all’uso della fantasia, fa venir voglia di infilarsi nel taschino del gilet di un gigante gentile per correre con lui a tutta velocità, grazie ai balzi fenomenali della sua andatura magica, di esplorare i mondi più immaginosi e di inventare linguaggi tutti nostri, mescolando le lettere e facendo buffi giochi di parole. 
Il romanzo ha tanti spunti di riflessione: ci invita a cambiare prospettiva, offrendo uno sguardo privilegiato sulla diversità e ciò che è insolito, introduce il tema delle paure, quello della ferocia delle guerre degli uomini e, naturalmente, quello dei sogni dei più piccoli, dei babberottoli.


Ilaria

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