giovedì 4 febbraio 2016

Sento che a Parigi c’è qualcuno che ci aspetta…


Amelia Donati, fondatrice di Melys
Ieri abbiamo conosciuto la storia poetica e avventurosa di Melys, pregiata azienda di maglieria aretina che sta per celebrare i sessant’anni dalla sua nascita. Negli splendidi locali di Olmo ci ha accolto Marco Sanarelli che oggi, insieme alla sorella Elena, è a capo dell’impresa: con il suo racconto evocativo abbiamo inaugurato Ad occhi aperti e raccolto così la prima tessera del nostro mosaico, una tessera preziosa come i capi realizzati e curati in ogni pregiato dettaglio dalle sapienti mani delle donne di questa azienda.


“Andiamo. Sento che a Parigi c’è qualcuno che ci aspetta…”.
Sono i primi anni Sessanta quando Amelia Donati, fondatrice dell’azienda, parte con il marito Italo per Parigi sperando di realizzare il sogno che coltiva fin da ragazzina.
Amelia è una donna creativa e fantasiosa: nata in Francia, dove ha trascorso la prima infanzia e adolescenza, rientra in Italia, ad Arezzo, a 14 anni.
Qui, ad Olmo, spinta dalla passione per la moda, nel 1956 mette in piedi il suo laboratorio: lei crea i modelli ed il marito ne cura la vendita.  Siamo negli anni del boom economico ed alcune delle grandi trasformazioni di quel momento storico riguardano proprio le donne e il loro impegno lavorativo: e con la prima vera generazione di lavoratrici nascono anche nuovi stili di vita e una diversa concezione della moda.
Ci sono speranza e intraprendenza in Amelia, ma anche genio creativo: sente che i suoi capi potrebbero conquistare il gusto del mercato francese grazie alla bellezza, vestibilità e pratica raffinatezza dei materiali. Ed infatti, con quel viaggio nella capitale della moda, la sua vita cambia. Alle Galerìes La Fayette Amelia ed Italo riescono ad incontrare il responsabile degli acquisti del reparto vendite e a mostrargli i loro capi di campionario: è un passo coraggioso e decisivo, che segna l’inizio del grande successo di Melys nel suggestivo mondo della moda. Rapidamente, in pochi anni, il piccolo laboratorio di Amelia si trasforma in impresa.
Marco Sanarelli ci ha mostrato foto suggestive, descritto generosamente le doti, le ambizioni e l’impegno di sua madre e ci ha raccontato anche il proprio personale percorso: i suoi sogni da ragazzo, la decisione di lasciare gli studi e il suo naturale ingresso nell’impresa di famiglia per imparare, con impegno, un mestiere.
La sua narrazione traccia la storia di un’azienda che, pur in continua evoluzione e con ormai più di cento collaboratori, coniuga tradizione e cambiamento e mantiene una dimensione totalmente familiare e relazioni quotidiane autentiche con i dipendenti.

Dopo questo incontro, le libraie de La Casa sull'Albero mi hanno subito mostrato alcuni albi da consigliare alle bambine che sognano un futuro professionale come quello di Amelia, libri speciali, da sfogliare coltivando propositi e aspirazioni.
Clara Button, nata dalla penna di Amy de La Haye, ama disegnare, creare oggetti e travestirsi: è la protagonista di belle avventure  magistralmente illustrate da Emily Sutton e che in Italia sono edite da Donzelli. 


La moda è la passione di questa bambina che sogna di seguire le orme della nonna Elsie, una modista che creava splendidi cappelli. Per adesso Clara applica perline e paillettes sulle proprie scarpe e realizza vestiti e copricapi per i suoi animali di pezza, rendendoli unici con i bottoni della sua speciale collezione.


Anche nella sua storia c’è un viaggio importante: in Clara Button a Londra. Una giornata magica (2012), si legge e vive tutto il fascino di una visita speciale al Victoria and Albert Museum di Londra, all’interno del quale, peraltro, l’autrice dell’albo ha a lungo curato proprio la sezione dedicata alla moda. Per raggiungere questo luogo incantevole, Clara attraversa la città tenendo per mano il lettore e passando davanti alle vetrine di negozi come Harrods, Liberty, Selfridges, Fortnum & Mason. Il Museo è pieno di tesori di ogni tipo e soprattutto… di cappelli! Ce ne sono tantissimi, dai più antichi ai più attuali, dai più stravaganti ed eccentrici a quelli più chic e minimali.
Clara, di ritorno da questa esperienza, è ancora troppo piccola per spiccare il volo come fece Amelia di ritorno da Parigi: una volta a casa, in attesa di crescere e realizzare i suoi progetti, sogna allora di giacere sulla falda dell’elegante cappello di nonna e fluttuare lieve in una singolare galassia di cappelli.



Per conoscere il mondo della moda, i più piccoli potranno divertirsi anche tra le pagine di Cenerentola. Una favola alla moda (Corraini, 2013), l’albo in cui l'illustratore e designer newyorkese Steven Guarnaccia reinterpreta la più classica delle fiabe rendendola contemporanea e regalando alla protagonista l’aspetto di Twiggy. 



Sorellastre e matrigna vestono spettacolari capi griffati e, come da tradizione, strapazzano Cenerentola, che fa le pulizie con un aspirapolvere vintage e indossa un abito dimesso. Quel sacco striminzito che porta è però impreziosito da toppe di tessuti famosi: gli scacchi di Burberry, il motivo Mondrian di Yves Saint Laurent e pregiati ritagli firmati da Sonia Delaunay, Christian Dior e Alfred De Pinna. Ai piedi di questa nuova Cenerentola si riconosce un gioiello: la Racing car shoe, la scarpa auto da corsa realizzata nel 1965 da Denziger per Herbert Levine, oggi esposta a New York al Metropolitan Museum Of Art.
Il copione è sempre quello e quindi arriva la sera del ballo: deus ex machina della storia sarà però un mago padrino con i lineamenti di Karl Lagerfeld che proporrà a Cenerentola diversi capi straordinari, tutti celebri e disegnati da grandi stilisti, fino alla scelta di un elegante abito da sera firmato Vivienne Westwood. 
La storia prosegue come sappiamo: perdita della scarpetta (un bel sandalo in Pvc a firma Miuccia Prada), ricerca della legittima proprietaria, suo riconoscimento e matrimonio.


Niente paura, rispetto alla tradizione c’è molta ironia e le giovani lettrici non si trovano di fronte a un modello stereotipato di donna, né sono incoraggiate a diventare fashion victim. Si tratta piuttosto di una storia antica che diventa un piccolo manuale di storia della moda: tra le pagine, infatti, si scovano gli stili e i capi famosi delle case di moda che hanno fatto la storia del costume, da riconoscere, giocando, nell’elegante indicizzazione che impreziosisce i risguardi dell’albo.

E se poi, dopo lo “studio”, qualche bambina o bambino volesse iniziare a disegnare una linea di moda, mi viene in mente che potrebbe procurarsi 20 modi per disegnare un abito. Indossa la tua fantasia! (J. Kuo, Logos, 2014).




Si tratta di un libro che offre spunti per esercitarsi a disegnare, con tantissimi modelli di abiti, scarpe e accessori a cui ispirarsi per firmare nuove collezioni.
Leggete, disegnate e guardatevi intorno, bambine! La passione, l'immaginazione e lo studio vi aiuteranno a realizzare i vostri sogni. Proprio come è stato per Amelia.



Ilaria

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