sabato 9 aprile 2016

Autoritratti sentimentali


… appare evidente come l’idea di biografia o autobiografia possano essere affrontate costruttivamente anche sul versante dell’immagine, poiché ciascun ritratto ed autoritratto “contiene” infinite storie ed innumerevoli informazioni. Il ritratto visivo è un elemento costante ed ineludibile dell’identità.
Marco Dallari 

I recenti incontri di Diario di Volo a Casa Thevenin sono stati un itinerario di ricerca ed esperienze per raccontarsi attraverso l'autoritratto.
Se come scrive Lacan "la prima identificazione con la nostra immagine allo specchio è un’identificazione primaria, matrice di tutte le altre identificazioni nella vita", non è difficile cogliere perché sia così affascinante scegliere di affidarsi a un'immagine per lasciare traccia di sé. Nell'epoca dei social network si cede continuamente alla tentazione di raccontarsi e mostrarsi agli altri attraverso i selfie, le fotografie scattate a se stessi con il cellulare e destinate all'immediata condivisione in rete. L'immagine che offriamo di noi è costruita a tavolino, di solito superficiale, artificiale: su instagram e su facebook, con i selfie, entriamo nel mondo, fingiamo di aggredire la vita svelandoci senza timidezze e senza riserve, illudendoci di creare legami e di beffare la paura di rimanere soli.
Lo facciamo noi adulti e, ancor più, lo fanno gli adolescenti: proprio nel momento in cui il loro corpo cambia, si trasforma, diventa ingombrante, disubbidiente, incontrollabile, sentono il bisogno di dominarlo, mostrarlo e di dichiarare che esistono. E spesso, si sa, questo bisogno è in conflitto, più o meno consapevolmente, con quello di aderire a modelli culturali e sociali di riferimento.
Il percorso sull'autoritratto che ho proposto a casa Thevenin ha voluto offrire alle ragazze la possibilità di esprimere la propria identità e dare un volto alle proprie storie senza rinunciare a riflettere sulla vera percezione di sé e della propria personalità. Ho provato a chiedere di scoprirsi e definirsi in maniera più autentica, a far dialogare l'aspetto esteriore con le emozioni e i pensieri, anche incrociando molti sguardi e riproponendo la propria complessità, le proprie eventuali contraddizioni.
Aiutate da Marcello Pistoi abbiamo allestito un vero set fotografico e ci siamo scattate autoritratti con la macchina fotografica, provando a prediligere il proprio sguardo interiore piuttosto che il desiderio di apparire per piacere. 

Il passo successivo è stato quello di guardare e analizzare una carrellata di autoritratti d'autore, per esplorare scelte concettuali e soluzioni tecniche differenti. Abbiamo visto artisti che si sono rappresentati guardandosi allo specchio, ma anche che hanno raffigurato se stessi utilizzando la memoria di sé, il proprio sentire o anche l'immaginazione. E ispirate da questi autori-tratti, abbiamo disegnato noi stesse. Ognuna ha scelto la propria strada, descrittiva, evocativa, metaforica, alla ricerca  di una narrazione visiva di sé.

Infine, l'ultima tappa: dopo aver letto versi di Silvia Vecchini, Giusy Quarenghi, Wisława Szymborska e Giovanni Previdi, per auto-rappresentarci abbiamo usato la poesia. Il linguaggio delle parole interagisce con quello delle immagini, lo arricchisce di sfumature, lo completa e ha consentito, infatti, di ritrarre noi stesse raccontando che siamo molto più di quello che si vede.
Da questo percorso è nata una galleria di autoritratti sentimentali, che racconta ognuna di noi e ci aiuta a conoscerci e riconoscerci per quello che si è: esseri complessi e affascinanti, immersi in una realtà che talvolta è difficile capire o accettare ma che non ci rende meno amabili.
Ilaria

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