Sappiamo
che Dahl – ce lo racconta lui stesso – amava scrivere lettere: lontano da casa
per motivi di studio, ebbe l'abitudine di inviare qualche riga alla madre ogni
settimana e continuò a farlo per 32 anni, fino alla morte di lei. Mentre i
figli frequentavano il college scrisse loro due volte alla settimana e, spesso,
rispose personalmente alle lettere che riceveva da insegnanti, bambini e
ragazzi. La fitta corrispondenza meticolosamente conservata è stata per lui un
utilissimo strumento proprio per la ricostruzione di fatti ed episodi autobiografici
importanti.
Ai
tempi di internet scrivere una lettera è una scelta inconsueta. I ragazzi, ma
anche gli adulti, comunicano e coprono le brevi distanze che li separano
digitando in fretta messaggi sulla tastiera del cellulare o inviando e-mail che
vengono lette quasi in tempo reale. Nelle nostre cassette ormai troviamo ad
attenderci solo volantini o bollette e la scrittura di lettere è sconosciuta ai
più. Eppure scrivere lettere rappresenta un'eccellente opportunità non solo di
comunicare con altri, ma anche di analizzare e rielaborare ciò che ci accade,
valorizzando sia il tempo dedicato alla stesura che quello dell’attesa di una
risposta che, inevitabilmente, avrà tempi di arrivo più dilatati.
E’
da questa riflessione – oltre che dalla particolare predilezione di Dahl per le
lettere - che siamo partite nell’elaborare un atelier per i ragazzi della
scuola secondaria. Per loro, che si sono cimentati nella lettura di Boy,
volevamo un laboratorio speciale, che valorizzasse sia la natura autobiografica
del testo che le loro competenze di alunni un po’ più grandi.
Così,
ieri, quando ho incontrato la classe 2 D della scuola secondaria Margaritone e
la professoressa Laura Ralli, ho chiesto ai ragazzi di fingere di essere Dahl
da ragazzo e scrivere, ciascuno, una lettera alla madre, proprio come faceva
lui. Fico! - ha commentato qualcuno.
Grazie
alle informazioni trovate in Boy e, naturalmente, alla propria capacità di
immaginazione, ognuno ha contribuito alla ricostruzione del periodo della vita
di Dahl che va da quando era un bambino fino agli ultimi anni di college a
Repton, narrando in prima persona la passione per i dolci, le marachelle,
l'amore per la Norvegia e i nonni, le frustate dei maestri nelle scuole inglesi
e le prepotenze degli studenti più grandi. La collezione di lettere, ordinata e
rilegata, non soltanto racconta episodi, ma tenta anche di restituire il
carattere, i pensieri e le emozioni di un giovanissimo Dahl, mostrandoci come,
sebbene siano passati cent'anni dalla sua nascita, possiamo ancora sentire di
avere qualcosa in comune con lui.
Ilaria
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