mercoledì 9 marzo 2016

Cara mamma


Sappiamo che Dahl – ce lo racconta lui stesso – amava scrivere lettere: lontano da casa per motivi di studio, ebbe l'abitudine di inviare qualche riga alla madre ogni settimana e continuò a farlo per 32 anni, fino alla morte di lei. Mentre i figli frequentavano il college scrisse loro due volte alla settimana e, spesso, rispose personalmente alle lettere che riceveva da insegnanti, bambini e ragazzi. La fitta corrispondenza meticolosamente conservata è stata per lui un utilissimo strumento proprio per la ricostruzione di fatti ed episodi autobiografici importanti.
Ai tempi di internet scrivere una lettera è una scelta inconsueta. I ragazzi, ma anche gli adulti, comunicano e coprono le brevi distanze che li separano digitando in fretta messaggi sulla tastiera del cellulare o inviando e-mail che vengono lette quasi in tempo reale. Nelle nostre cassette ormai troviamo ad attenderci solo volantini o bollette e la scrittura di lettere è sconosciuta ai più. Eppure scrivere lettere rappresenta un'eccellente opportunità non solo di comunicare con altri, ma anche di analizzare e rielaborare ciò che ci accade, valorizzando sia il tempo dedicato alla stesura che quello dell’attesa di una risposta che, inevitabilmente, avrà tempi di arrivo più dilatati.
E’ da questa riflessione – oltre che dalla particolare predilezione di Dahl per le lettere - che siamo partite nell’elaborare un atelier per i ragazzi della scuola secondaria. Per loro, che si sono cimentati nella lettura di Boy, volevamo un laboratorio speciale, che valorizzasse sia la natura autobiografica del testo che le loro competenze di alunni un po’ più grandi.
Così, ieri, quando ho incontrato la classe 2 D della scuola secondaria Margaritone e la professoressa Laura Ralli, ho chiesto ai ragazzi di fingere di essere Dahl da ragazzo e scrivere, ciascuno, una lettera alla madre, proprio come faceva lui. Fico! - ha commentato qualcuno.
Grazie alle informazioni trovate in Boy e, naturalmente, alla propria capacità di immaginazione, ognuno ha contribuito alla ricostruzione del periodo della vita di Dahl che va da quando era un bambino fino agli ultimi anni di college a Repton, narrando in prima persona la passione per i dolci, le marachelle, l'amore per la Norvegia e i nonni, le frustate dei maestri nelle scuole inglesi e le prepotenze degli studenti più grandi. La collezione di lettere, ordinata e rilegata, non soltanto racconta episodi, ma tenta anche di restituire il carattere, i pensieri e le emozioni di un giovanissimo Dahl, mostrandoci come, sebbene siano passati cent'anni dalla sua nascita, possiamo ancora sentire di avere qualcosa in comune con lui.


Ilaria

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