mercoledì 2 marzo 2016

Vieni, c'è una strada nel bosco



Sulla sommità di una collina che domina la Val Cerfone, in prossimità di Palazzo del Pero, svetta l’agriturismo Badia Ficarolo. E’ l’azienda di Enrica Romani, vera pioniera del settore agrituristico aretino, che abbiamo incontrato stamani come testimone del nostro percorso Ad occhi aperti.

La storia di Enrica è radicata in un passato di antiche tradizioni familiari, che affondano le radici nei secoli passati: gli avi del nonno Enrico, fuggirono da Roma al tempo del sacco del 1527 e arrivarono a Palazzo del Pero, dove acquistarono un podere, in località Novole. Nei secoli, gli antenati della famiglia Romani acquistarono altre terre, trasmesse di generazione in generazione. L’ampia porzione di terreni fu infine ereditata da Giuseppe, il padre di Enrica, che aveva una falegnameria ma che era anche innamorato di questi poderi in collina: per mantenerli vivi, dunque, investì molti dei suoi risparmi, lavorando tenacemente anche a quella che era, ed è ancora, l’azienda agricola di famiglia.

Enrica, da ragazza, sognava di intraprendere la carriera diplomatica e per questo si era iscritta alla facoltà di Scienze Politiche; l’amore, però, la portò a cambiare percorso, a prendere altre strade e fare scelte diverse.

Dopo la laurea, Enrica, però ebbe un’idea: pensò di ristrutturare una delle case coloniche di Badia Ficarolo e trasformarla in un agriturismo. Questo tipo di attività, al tempo, era sostanzialmente sconosciuta: esistevano leggi che regolamentavano la materia, ma c’erano anche moltissimi ostacoli burocratici. Il percorso di studi compiuto aiutò Enrica: conoscendo le leggi e sapendole interpretare riuscì a orientarsi in mezzo a mille difficoltà. Tenace e caparbia, fu incoraggiata e sostenuta dal padre e così, nel 1994, inaugurò i primi tre appartamenti dell’agriturismo, dando concretezza ai suoi nuovi sogni.

Con gli anni, sono stati aggiunti alloggi per gli ospiti, è stata costruita la piscina e il progetto si è sviluppato; Enrica è una donna curiosa, dinamica, piena di interessi e a un certo punto ha deciso di curare lei stessa anche l’azienda agricola  di famiglia.

Ci ha raccontato che essere imprenditrice le ha dato tante soddisfazioni, ma che è anche molto faticoso, non soltanto perché è necessario conciliare i tempi di lavoro con quelli da dedicare alla famiglia, ma anche perché il settore agricolo è ancora pieno di stereotipi di genere. Nell’immaginario collettivo le donne sono tutt'oggi considerate poco capaci di ricoprire certi ruoli professionali, soprattutto in posizioni dirigenziali, perciò sono messe continuamente alla prova e devono incessantemente combattere per farsi rispettare dai colleghi uomini.

Enrica però è una donna appassionata e determinata e, sostenuta dalla famiglia, continua ad aggiornarsi, coglie nuovi stimoli e, da sempre, cerca di usare a proprio vantaggio la possibilità di auto-organizzarsi. Ci ha raccontato che quando suo figlio era piccolo, lo teneva con sé in agriturismo: mentre lei lavorava, lui faceva i compiti nel tavolo vicino. E quando andava alle riunioni del Comitato IFE, lo portava con sé, attrezzandosi con una borsa dei giochi.

Quelli di IFE, infatti, per Enrica sono appuntamenti irrinunciabili: è convinta che il Comitato, oltre ad essere un’occasione di promozione dell’imprenditoria femminile e di contatto con le nuove generazioni, costituisca una rete di sostegno e scambio tra donne che hanno esperienze comuni e che al suo interno tessono importanti trame di relazioni sociali.

Enrica è una donna recettiva, in continua evoluzione. Ci ha raccontato, per esempio, che stimolata dalle continue richieste degli ospiti di Badia Ficarolo, ad un certo punto abbia deciso di offrire anche un servizio di ristorazione. Piena di entusiasmo e di buona volontà, si imbarcò in questa nuova avventura, senza rendersi conto di quanto fosse impegnativo e complicato mettere a tavola tanta gente. Allora, per imparare a gestire questa parte dell’attività, in inverno, mentre l’agriturismo era chiuso, si propose come tirocinante nella cucina di un ristorante.

La cucina, da allora, è diventata una passione e anche un fiore all’occhiello dell’agriturismo: Enrica si è ulteriormente perfezionata, ha partecipato ad altri corsi, sia pratici che teorici e oggi fa parte della Federazione Italiana Cuochi di Arezzo. Il ristorante dell'agriturismo propone piatti tipici della cucina toscana, privilegiando prodotti biologici, anche provenienti dall’azienda agricola di famiglia, e rispettando la stagionalità e la territorialità, in un delicato connubio tra tradizione e modernità.

L'amore di Enrica per la terra e il cibo e  il suo coltivare il profondo rapporto tra cucina e cultura, ci porta a consigliare la lettura di Dalla terra alla tavola (Einaudi Ragazzi, 2015), una bella antologia curata da Grazia Gotti e Silvana Sola con venti fiabe che hanno il cibo come protagonista.



Riso, spaghetti, uova, frutti e condimenti sono gli ingredienti di racconti interculturali che recuperano la tradizione e la rendono invitante e appetitosa sia tra le pareti domestiche, in famiglia, che sui banchi di scuola. Dalla Bibbia alle leggende di paesi lontani, dalle favole di Esopo e Fedro alle fiabe italiane: un viaggio tra profumi e sapori in un libro da gustare, dove le pagine (e le pietanze) sono “nutrizione non solo per la crescita delle nostre ossa e dei nostri muscoli ma anche cibo per la mente, per la conoscenza, per lo spirito”.


Insieme a questa, un’altra lettura: La fiaba è servita! Cibi incantati dall'Italia (Franco Cosimo Panini, 2015), una raccolta  per la collana dedicata alle fiabe del mondo che nasce dalla collaborazione con Le immagini della fantasia, la Mostra Internazionale di Illustrazione per l'Infanzia di Sarmede. 



Sono dieci le storie recuperate dalla tradizione fiabesca delle nostre regioni e servite da Luigi dal Cin a bambini e genitori, con le preziose e suggestive illustrazioni tutte al femminile: fiabe che descrivono l’immaginario italiano legato al cibo e che riescono a raccontare il potere magico dei profumi e sapori della nostra cucina.

Storie per sognare, conoscere e crescere, perché, come suggerisce Enrica, terra, cibo e tradizione sono elementi indissolubilmente legati tra loro.


Ilaria

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